September 2020
Alla scoperta del bisso, l’indescrivibile “seta di mare” troppo preziosa per essere venduta
21/09/2020 Archiviato in: LiguriaNautica
Un museo a Sant’Antioco racconta la storia della principessa che regalò all’isola il segreto per tessere le secrezioni della pinna nobilis
Un batuffolo di bisso proveniente dalla secrezione di una pinna nobilis
Si narra che di bisso fosse intessuta la tunica che il saggio re Salomone indossava nei giorni di festa. Troppo prezioso per essere venduto o acquistato, il bisso poteva essere solo il regalo che un monarca fa ad un altro monarca. O, per tornare ai nostri giorni, che un presidente fa ad un altro presidente. Come Bill Clinton che ne possedeva un’intera cravatta, oggi esposta al museo presidenziale di Washington.
Per secoli, la sua origine fu tenuta segreta, per secoli la sua lavorazione venne occultata. Finché una principessa di Caldea di nome Giulia Berenice, figlia del re Erode Agrippa, si invaghì di Tito, figlio dell’imperatore Vespasiano Augusto e futuro re di Roma, che all’epoca era un semplice generale. La tradizione giudaico cristiana vede in Berenice una peccatrice irrecuperabile, un ricettacolo di tutti i peccati del mondo, ma noi preferiamo dare retta al commediografo francese Jean Racine che ha poeticamente raccontato la tragica storia del suo amore reso impossibile dalla “ragion di Stato”. Continua
Un batuffolo di bisso proveniente dalla secrezione di una pinna nobilis
Si narra che di bisso fosse intessuta la tunica che il saggio re Salomone indossava nei giorni di festa. Troppo prezioso per essere venduto o acquistato, il bisso poteva essere solo il regalo che un monarca fa ad un altro monarca. O, per tornare ai nostri giorni, che un presidente fa ad un altro presidente. Come Bill Clinton che ne possedeva un’intera cravatta, oggi esposta al museo presidenziale di Washington.
Per secoli, la sua origine fu tenuta segreta, per secoli la sua lavorazione venne occultata. Finché una principessa di Caldea di nome Giulia Berenice, figlia del re Erode Agrippa, si invaghì di Tito, figlio dell’imperatore Vespasiano Augusto e futuro re di Roma, che all’epoca era un semplice generale. La tradizione giudaico cristiana vede in Berenice una peccatrice irrecuperabile, un ricettacolo di tutti i peccati del mondo, ma noi preferiamo dare retta al commediografo francese Jean Racine che ha poeticamente raccontato la tragica storia del suo amore reso impossibile dalla “ragion di Stato”. Continua
La rompighiaccio Polarstern torna dal suo avventuroso viaggio nel Mar Artico. E non porta buone notizie
11/09/2020 Archiviato in: LiguriaNautica
La nave laboratorio era partita da Tromsø più di un anno fa con una equipe di scienziati per studiare gli effetti dei cambiamenti climatici
La nave Polarstern naviga in un mare Artico senza ghiacci
L’avevamo lasciata mentre faceva rotta per i mari artici, col suo carico di scienziati, per studiare l’effetto dei cambiamenti climatici in una delle zone più delicate del pianeta. Era il 20 settembre del 2019 e la nave rompighiaccio Polarstern, battente bandiera tedesca, mollava gli ormeggi dal porto norvegese di Tromsø.
Qualche giorno fa, e precisamente lo scorso 12 ottobre, la nave-laboratorio ha concluso il suo lungo viaggio attraccando nel porto di Bremerhaven, in Germania. Un viaggio lungo 388 giorni seguendo le correnti del mare, da cui arriva nessuna buona notizia. “Il grande Oceano Artico è in agonia – ha spiegato lo scienziato Markus Rex, responsabile dell’equipe scientifica della spedizione – abbiamo navigato in mare aperto sino all’orizzonte, in zone che prima erano coperte dai ghiacci”. Continua
La nave Polarstern naviga in un mare Artico senza ghiacci
L’avevamo lasciata mentre faceva rotta per i mari artici, col suo carico di scienziati, per studiare l’effetto dei cambiamenti climatici in una delle zone più delicate del pianeta. Era il 20 settembre del 2019 e la nave rompighiaccio Polarstern, battente bandiera tedesca, mollava gli ormeggi dal porto norvegese di Tromsø.
Qualche giorno fa, e precisamente lo scorso 12 ottobre, la nave-laboratorio ha concluso il suo lungo viaggio attraccando nel porto di Bremerhaven, in Germania. Un viaggio lungo 388 giorni seguendo le correnti del mare, da cui arriva nessuna buona notizia. “Il grande Oceano Artico è in agonia – ha spiegato lo scienziato Markus Rex, responsabile dell’equipe scientifica della spedizione – abbiamo navigato in mare aperto sino all’orizzonte, in zone che prima erano coperte dai ghiacci”. Continua
Le immersioni ai tempi del Coronavirus: le seconde 5 regole da rispettare
10/09/2020 Archiviato in: LiguriaNautica
Un vademecum preparato del Dan indica dieci raccomandazioni rivolte ai subacquei ed ai diving per immergersi in sicurezza anche nei confronti del Covid19
Immergersi in sicurezza ai tempi del Covid è possibile. Ecco le 10 regole del Dan
Come immergersi senza paura di contrarre il Covid? Continuiamo in questo secondo post a riassumere il vademecum in 10 punti predisposto dal Dan, il Divers Alert Network, e rivolto ai sub ed ai gestori di diving center per minimizzare i rischi di contrarre il virus durante la pratica subacquea. Ecco gli ultimi 5 capitoli.
6) Buddy check ed emergenze. Ci eravamo lasciati con l’inquietante domanda postami da un allievo: “Ma se ho finito l’aria e sto per annegare, posso respirare dall’erogatore del mio compagno?”. La risposta è ovviamente “Prima pensa a restare vivo e poi a non contrarre il Covid”. Ma, a parte gli scherzi, come eseguire in sicurezza il cosiddetto “Buddy check”, cioè il controllo reciproco delle attrezzature col compagno prima di immergersi? Cerchiamo di usare più gli occhi che le mani. Evitiamo, in particolare, di toccare il primo stadio e tutto quello che viene a contatto con occhi e bocca. Anche la condivisione dell’aria, in caso di emergenza, va fatta tramite il secondo erogatore. Non si passa al compagno in difficoltà l’erogatore dal quale si sta respirando (come insegnavano tante didattiche prima che arrivasse il Covid) ma quello di riserva. Continua
Immergersi in sicurezza ai tempi del Covid è possibile. Ecco le 10 regole del Dan
Come immergersi senza paura di contrarre il Covid? Continuiamo in questo secondo post a riassumere il vademecum in 10 punti predisposto dal Dan, il Divers Alert Network, e rivolto ai sub ed ai gestori di diving center per minimizzare i rischi di contrarre il virus durante la pratica subacquea. Ecco gli ultimi 5 capitoli.
6) Buddy check ed emergenze. Ci eravamo lasciati con l’inquietante domanda postami da un allievo: “Ma se ho finito l’aria e sto per annegare, posso respirare dall’erogatore del mio compagno?”. La risposta è ovviamente “Prima pensa a restare vivo e poi a non contrarre il Covid”. Ma, a parte gli scherzi, come eseguire in sicurezza il cosiddetto “Buddy check”, cioè il controllo reciproco delle attrezzature col compagno prima di immergersi? Cerchiamo di usare più gli occhi che le mani. Evitiamo, in particolare, di toccare il primo stadio e tutto quello che viene a contatto con occhi e bocca. Anche la condivisione dell’aria, in caso di emergenza, va fatta tramite il secondo erogatore. Non si passa al compagno in difficoltà l’erogatore dal quale si sta respirando (come insegnavano tante didattiche prima che arrivasse il Covid) ma quello di riserva. Continua