Il meccanismo di Antikythera, uno dei più grandi misteri che il mare ci abbia mai restituito
09/01/2019 Archiviato in: LiguriaNautica
Un oggetto “impossibile” scoperto su un misterioso relitto che giace nelle limpide acque del mare Egeo tra Creta e Citera
Il misterioso meccanismo di Antikythera esposto al museo archeolgico di Atene
Era l’estate del 1901 quando una violenta tempesta costrinse un gruppo di pescatori di spugne greci a cercare approdo sulle rocciose spiagge di Antikythera. L’isola, indicata col nome di Cerigotto nelle mappe della Serenissima Repubblica, era stata un possedimento autonomo della nobile famiglia dei Viaro e, in seguito, delle famiglie dogate dei Giustinian e dei Foscarini.
Antikythera sorge a poche miglia marine dalla più famosa Citera, che dette i natali niente popò di meno che alla dea della bellezza, Afrodite o, se preferite il latino, Venere. Cessata la tempesta, i pescatori che provenivano dalla vicina Creta, decisero di fare qualche tuffo nei fondali allora inesplorati dell’isola nella speranza di raccogliere qualche pezzo di spugna pregiato e fu così che scoprirono, adagiato nell’azzurro del fondale, a 43 metri di profondità, il relitto di una nave che, come fu stabilito in seguito, risaliva alla metà del primo secolo avanti Cristo.
Quando ritornarono a Creta, i pescatori riferirono del ritrovamento alle autorità e gli archeologi greci si misero subito al lavoro per esaminare il relitto e riportare in superficie un gran numero di interessanti reperti come anfore e statue in bronzo e in marmo. Il 17 maggio del 1902, i reperti più voluminosi e ritenuti inizialmente più importanti erano già stati puliti e classificati e Valerios Stais, l’archeologo a capo della spedizione, decise di dare una occhiata più approfondita a quello che sembrava un blocco di pietra scrostato dall’azione del mare.
Possiamo solo immaginare la sua sorpresa quando, dopo una veloce pulizia, l’oggetto apparve per quello che era: un meccanismo in bronzo e altre leghe di metallo formato da un numero imprecisato di ruote dentate, tutte incastrate tra di loro, di cui purtroppo solo le più grandi erano sopravvissute alla devastazione del tempo. Tutto l’oggetto, che diventerà famoso come il meccanismo di Antikythera, era inserito in una specie di cornice o scatola di legno, lunga 30 centimetri, larga 15 e alta circa 5 centimetri ed era destinato a diventare uno dei più grandi misteri che il mare abbia mai restituito all’umanità.
Oggi il meccanismo può essere ammirato al Museo archeologico di Atene dove si trovano anche una serie di pannelli che illustrano le principali ipotesi sul suo funzionamento. “Ipotesi”, abbiamo scritto, perché l’oggetto rinvenuto sui fondali di Antikythera rimane tutt’ora un rompicapo storico non risolto, anche se gli scienziati sono riusciti a tradurre più del 90% dei circa 3 mila caratteri scritti sulle ruote dentate. Ma cominciamo col dire che, immediatamente dopo il suo ritrovamento, erano ben pochi gli studiosi che ritenevano che il meccanismo fosse collegato al relitto.
Troppo complesso per l’epoca, sostenevano. L’oggetto, collocato in quel periodo storico, era semplicemente “impossibile”. I primi meccanismi a ruote dentate di questo tipo furono realizzati in Europa solo dopo l’anno mille ed erano ancora ben lontani dall’accuratezza con la quale erano state costruire le ruote dell’oggetto ritrovato ad Antikythera. Il meccanismo doveva essere solo la burla di qualche buontempone, oppure era un astrolabio medioevale incastratosi sopra il relitto e che con il carico originale trasportato dalla nave nulla aveva a che fare.
Due archeologi subacquei in immersione effettuano rilevamenti su un relitto
Solo nel 1951, il professor Derek de Solla Price riuscì a datare con precisione lo strano oggetto, dimostrando che non solo era stato effettivamente realizzato in Grecia ma anche in un’epoca precedente a quella del relitto che lo trasportava, più precisamente tra il 200 e il 70 avanti Cristo e che le scritte che vi comparivano erano caratteri greci in perfetta armonia con la cultura ellenistica del tempo. De Solla riuscì anche a tracciare uno schema di funzionamento del meccanismo che si rivelò per un complesso calcolatore astronomico in grado di determinare con precisione sia il calendario lunare che quello solare.
Tutto il complesso girava su oltre venti ruote dentate dimostrando che, nel Mediterraneo dei primi secoli dopo Alessandro Magno, esisteva una tecnologia di cui la storia ancora ignora l’esistenza. Come era prevedibile, il meccanismo di Antikythera scatenò la fantasia dei cosiddetti “archeologi dell’impossibile” che non persero l’occasione di inventarsi collegamenti, tutti da dimostrare, con la perduta Atlantide, lo scomparso continente di Mu e gli immancabili alieni venuti da chissà dove per donare la civiltà all’umanità.
Tutto ciò contribuì quanto meno a regalare popolarità al meccanismo di Antikythera, che ancora oggi viene studiato da equipe di scienziati di ogni specialità e con metodologie sempre più moderne. E le sorprese che il meccanismo ci dona non sono ancora finite. L’ultima notizia risale al giugno del 2016, quando un gruppo di tecnici scansionò il meccanismo con un apparecchio a raggi X dotato di altissima risoluzione che permise di leggere una iscrizione sino ad ora nascosta.
Il risultato fu sorprendente: il meccanismo di Antikythera era uno strumento non soltanto in grado di stabilire il calendario astronomico, ma anche di prevedere le eclissi del sole e della luna e, come se non bastasse, calcolava anche le date dei giochi olimpici!
Argomenti: casi misteriosi, Misteri, ritrovamenti relitti
Il misterioso meccanismo di Antikythera esposto al museo archeolgico di Atene
Era l’estate del 1901 quando una violenta tempesta costrinse un gruppo di pescatori di spugne greci a cercare approdo sulle rocciose spiagge di Antikythera. L’isola, indicata col nome di Cerigotto nelle mappe della Serenissima Repubblica, era stata un possedimento autonomo della nobile famiglia dei Viaro e, in seguito, delle famiglie dogate dei Giustinian e dei Foscarini.
Antikythera sorge a poche miglia marine dalla più famosa Citera, che dette i natali niente popò di meno che alla dea della bellezza, Afrodite o, se preferite il latino, Venere. Cessata la tempesta, i pescatori che provenivano dalla vicina Creta, decisero di fare qualche tuffo nei fondali allora inesplorati dell’isola nella speranza di raccogliere qualche pezzo di spugna pregiato e fu così che scoprirono, adagiato nell’azzurro del fondale, a 43 metri di profondità, il relitto di una nave che, come fu stabilito in seguito, risaliva alla metà del primo secolo avanti Cristo.
Quando ritornarono a Creta, i pescatori riferirono del ritrovamento alle autorità e gli archeologi greci si misero subito al lavoro per esaminare il relitto e riportare in superficie un gran numero di interessanti reperti come anfore e statue in bronzo e in marmo. Il 17 maggio del 1902, i reperti più voluminosi e ritenuti inizialmente più importanti erano già stati puliti e classificati e Valerios Stais, l’archeologo a capo della spedizione, decise di dare una occhiata più approfondita a quello che sembrava un blocco di pietra scrostato dall’azione del mare.
Possiamo solo immaginare la sua sorpresa quando, dopo una veloce pulizia, l’oggetto apparve per quello che era: un meccanismo in bronzo e altre leghe di metallo formato da un numero imprecisato di ruote dentate, tutte incastrate tra di loro, di cui purtroppo solo le più grandi erano sopravvissute alla devastazione del tempo. Tutto l’oggetto, che diventerà famoso come il meccanismo di Antikythera, era inserito in una specie di cornice o scatola di legno, lunga 30 centimetri, larga 15 e alta circa 5 centimetri ed era destinato a diventare uno dei più grandi misteri che il mare abbia mai restituito all’umanità.
Oggi il meccanismo può essere ammirato al Museo archeologico di Atene dove si trovano anche una serie di pannelli che illustrano le principali ipotesi sul suo funzionamento. “Ipotesi”, abbiamo scritto, perché l’oggetto rinvenuto sui fondali di Antikythera rimane tutt’ora un rompicapo storico non risolto, anche se gli scienziati sono riusciti a tradurre più del 90% dei circa 3 mila caratteri scritti sulle ruote dentate. Ma cominciamo col dire che, immediatamente dopo il suo ritrovamento, erano ben pochi gli studiosi che ritenevano che il meccanismo fosse collegato al relitto.
Troppo complesso per l’epoca, sostenevano. L’oggetto, collocato in quel periodo storico, era semplicemente “impossibile”. I primi meccanismi a ruote dentate di questo tipo furono realizzati in Europa solo dopo l’anno mille ed erano ancora ben lontani dall’accuratezza con la quale erano state costruire le ruote dell’oggetto ritrovato ad Antikythera. Il meccanismo doveva essere solo la burla di qualche buontempone, oppure era un astrolabio medioevale incastratosi sopra il relitto e che con il carico originale trasportato dalla nave nulla aveva a che fare.
Due archeologi subacquei in immersione effettuano rilevamenti su un relitto
Solo nel 1951, il professor Derek de Solla Price riuscì a datare con precisione lo strano oggetto, dimostrando che non solo era stato effettivamente realizzato in Grecia ma anche in un’epoca precedente a quella del relitto che lo trasportava, più precisamente tra il 200 e il 70 avanti Cristo e che le scritte che vi comparivano erano caratteri greci in perfetta armonia con la cultura ellenistica del tempo. De Solla riuscì anche a tracciare uno schema di funzionamento del meccanismo che si rivelò per un complesso calcolatore astronomico in grado di determinare con precisione sia il calendario lunare che quello solare.
Tutto il complesso girava su oltre venti ruote dentate dimostrando che, nel Mediterraneo dei primi secoli dopo Alessandro Magno, esisteva una tecnologia di cui la storia ancora ignora l’esistenza. Come era prevedibile, il meccanismo di Antikythera scatenò la fantasia dei cosiddetti “archeologi dell’impossibile” che non persero l’occasione di inventarsi collegamenti, tutti da dimostrare, con la perduta Atlantide, lo scomparso continente di Mu e gli immancabili alieni venuti da chissà dove per donare la civiltà all’umanità.
Tutto ciò contribuì quanto meno a regalare popolarità al meccanismo di Antikythera, che ancora oggi viene studiato da equipe di scienziati di ogni specialità e con metodologie sempre più moderne. E le sorprese che il meccanismo ci dona non sono ancora finite. L’ultima notizia risale al giugno del 2016, quando un gruppo di tecnici scansionò il meccanismo con un apparecchio a raggi X dotato di altissima risoluzione che permise di leggere una iscrizione sino ad ora nascosta.
Il risultato fu sorprendente: il meccanismo di Antikythera era uno strumento non soltanto in grado di stabilire il calendario astronomico, ma anche di prevedere le eclissi del sole e della luna e, come se non bastasse, calcolava anche le date dei giochi olimpici!
Argomenti: casi misteriosi, Misteri, ritrovamenti relitti