Ritrovato il relitto dell’Endurance, la nave polare di Sir Shackleton

La spedizione è costata 10 milioni di dollari messi a disposizione da un ignoto filantropo
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Il timone ancora intatto dell'Endurance nei fondali del gelido mare di Weddell
E’ una autentica leggenda dei mari quella ritrovata nelle profondità del mare di Weddell dalla spedizione guidata dall’archeologo marino Mensun Bound e dal geografo John Shears.
Il Maritime Heritage Trust, il giornale on line delle isole Falkland che per primo ha dato la notizia al mondo, ha definito il ritrovamento “la ricerca di relitti più impegnativa del mondo”. E l’obiettivo non poteva che essere una delle navi più famose del mondo. Una nave che ha scritto la storia delle esplorazioni polari: il veliero Endurance di Sir Ernest Shackleton.
Il grande esploratore salpò a bordo del suo tre alberi dalla Georgia Australe, ad est delle Falkland, nel dicembre 1914, con 27 compagni di viaggio. Lo scopo della spedizione era quello di attraversare l’immensa calotta glaciale antartica e doppiare il polo sud.
L’Endurance aveva fatto rotta verso la baia di Vahsel, sul lato orientale del Mare di Weddell, la parte meridionale dell’Oceano Atlantico che bagna il continente antartico. Una volta raggiunto il polo sud, la nave avrebbe dovuto i proseguire verso il mare di Ross, dall’altra parte del continente e fare ritorno in patria. Una sorta di giro del mondo ma da nord a sud, invece che da est a ovest.
Un’impresa epica ma destinata a naufragare. Dopo due giorni di navigazione nel mare di Weddell, che lo stesso Shackleton definì “la parte peggiore del peggior mare del mondo”, il veliero fu imprigionato nella morsa dei ghiacci polari. Presto fu chiaro che la nave non avrebbe retto all’urto del ghiaccio che si stringeva sempre più e l’equipaggio dovette trasferirsi sulla banchisa polare con le scorte di cibo e tre scialuppe di salvataggio.


Il 21 novembre 1915, l’Endurance affondò e il capitano Frank Worsley registrò diligentemente la sua posizione. Successivamente, Shackleton riuscì a portare in salvo i suoi uomini attraversando con due compagni 30 miglia di montagne e ghiacciai inesplorati fino a raggiungere la stazione baleniera di Stromness, situata sulla costa settentrionale, da cui organizzò i soccorsi per i suoi uomini rimasti accanto alla nave affondata.
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La poppa del veliero Endurance a tremila e otto metri di profondità
Proprio sui diari di bordo di Worsley, si è basata la spedizione scientifica Endurance22 che è riuscita a trovare i resti del relitto a solo 4 miglia a sud della posizione indicata dal capitano, al largo delle coste dell’Antartide, a ben 3.008 metri di profondità. Non esattamente una profondità da andarci con le bombole!
“Non crediamo alla fortuna che ci è capitata – ha dichiarato entusiasta l’archeologo Mensun Bound – l’Endurance è ancora integra in tutta la sua lunghezza”. Il veliero era lungo 144 piedi, circa 44 metri. “Le immagini – ha sottolineato l’archeologo – testimoniano che il veliero è pressoché intatto, mantenuto in un perfetto stato di conservazione grazie anche al freddo di questi mari che lo hanno in qualche modo ibernato. Se ne sta sul fondale bene eretto come se fosse consapevole ed orgoglioso della sua incredibile storia”.
La spedizione che ha rinvenuto la nave di Sir Ernest Shackleton era salpata circa un mese fa da Città del Capo ed è costata la bellezza di 10 milioni di dollari, messi gentilmente a disposizione da un ignoto benefattore. La nave di ricerca polare SA Agulhas II che ha trovato il celebre relitto, contava su un equipaggio di 46 marinai, mentre il team di ricerca ha coinvolto 64 persone, tra tecnici e scienziati. Il sito dove è affondato l’Endurance è già stato dichiarato monumento storico ai sensi del Trattato sull’Antartide del 1959.