Missione “Re d’Italia” e “Palestro”: come è nata l’avventura
16/03/2019 Archiviato in: LiguriaNautica
Oltre un secolo a mezzo dopo la battaglia di Lissa, Davide Ciampalini e il suo team Wse sono riusciti a scendere ad una profondità di 115 metri ed a penetrare per primi nelle stive delle corazzate italiane affondate dalla marina asburgica durante la terza guerra di Indipendenza
La squadra di Davide Ciampalini riemerge dopo essere penetrata nella corazzata Palestro
Non ha trovato l’oro, immergendosi ad oltre 100 metri di profondità, dentro le contorte lamiere del Re d’Italia. I lingotti d’oro che la leggenda racconta siano rinchiusi nella cassaforte del Re d’Italia, e che molto probabilmente – come spiegheremo più avanti – non sono mai esistiti non erano l’obiettivo di Davide Ciampalini, istruttore trimix Utr e team leader del World Submarine Exploration, nonché “relittaro” come pochi altri al mondo. Pinneggiando tra i resti di quella che era stata la prima, orgogliosa, corazzata della Marina Militare dei Savoia, il nostro esploratore subacqueo cercava qualcosa di incomparabilmente più prezioso: l’avventura.
Ho avuto il piacere di conoscerlo all’ultimo Eudi Show che si è da poco svolto a Bologna. Disponibile e sorridente, mi ha raccontato la sua immersione mozzafiato dentro la Re d’Italia e la Palestro, con la semplicità di chi dà per scontato che tutti siano in grado di immergersi con un treno di bombole attaccato al gav e che sorbirsi tre ore di decompressione attaccati ad una fune, in mezzo al blu, sia una cosa da farsi tutte le domeniche.
Un’avventura, questa di Davide, che come sempre accade per i veri appassionati di relitti, ha un respiro che va ben al di là del “tuffo” conclusivo. L’immersione in cui si va a conoscere un relitto ed a toccarlo con mano, è solo l’emozionante conclusione di un lungo e paziente lavoro d’archivio in polverose biblioteche e emeroteche per sfogliare documenti e giornali che nessuno prende più in mano da decenni. Perché una nave affondata, adagiata su un fondale azzurro, può essere spettacolare fin che vuoi ma, se non ne hai ricostruito la sua storia e quella dei marinai che sono stati inghiottiti dai flutti assieme a lei, non riuscirà mai a regalarti quelle emozioni che solo un vero “relittaro” può sentire. Sarebbe come ammirare il mare senza averci mai navigato sopra.
Noi di Liguria Nautica abbiamo raccontato la tragica storia della corazzata Re d’Italia, affondata dalla marina austriaca nella battaglia di Lissa, il 20 luglio 1866, durante la terza guerra d’indipendenza, in questo articolo. E’ con piacere ed emozione quindi che ci siamo fatti raccontare da Davide la storia della sua avventurosa spedizione. L’unica, sino ad oggi, che sia mai riuscita a penetrare nei misteri sommersi delle corazzate Re d’Italia e Palestro. E, come quasi sempre quando si tratta di relitti, tutto è nato per caso.
“Nell’agosto del 2015 -racconta Davide- mi sono recato con la mia compagna in vacanza sull’isola di Lissa. Qui ebbi modo di conoscere Veljano Zanki, titolare del diving B-24 a cui sono rivolto per le mie immersioni e Goran Todic, in arte Gogo Base, che lavorava là come guida. Da subito siamo diventati buoni amici e così un giorno, mentre eravamo seduti fuori dal diving, Gogo mi ha raccontato la storia di questo relitto italiano scoperto nel 2005 da un pescatore isolano a 115 metri di profondità ma sul quale ancora nessun subacqueo era mai sceso”.
“Gogo -ricorda Ciampalini- mi disse che soltanto la Comex, nota ditta francese di lavori subacquei, vi aveva condotto un’esplorazione con l’ausilio di un sottomarino e l’aveva identificato come la fregata corazzata Re d’Italia. Della Palestro ancora non sapevo niente. Feci velocemente delle ricerche e scoprii che si trattava di una scoperta grandiosa, di cui ancora in Italia nessuno parlava”.
“Si trattava infatti -spiega Davide- della prima nave ammiraglia corazzata della Regia Marina affondata durante la battaglia di Lissa il 20 luglio 1866! Avevo l’adrenalina alle stelle, così parlai subito con Veljano e lo informai della mia idea di voler organizzare una spedizione. Per andarci, mi rispose Veljano, sarebbero stati necessari dei permessi speciali rilasciati dal ministero della Cultura Croato. ‘Ok, allora richiediamo questi permessi… ci voglio andare!’, gli ho risposto”.
Il team completo della spedizione sul Re D’Italia e la Palestro affondate durante la battaglia di Lissa
“Ottenere questi permessi -prosegue il team leader del World Submarine Exploration- non fu affatto facile! Ci vollero quasi due anni e ventimila leghe di scartoffie da compilare”. Davide ricorda questi mesi di attesa come “la parte più dura” da superare di tutta l’avventura! Finalmente però le carte arrivarono e fu quindi il momento di scegliere la squadra.
“La prima persona che chiamai -ricorda ancora Ciampalini- fu Massimo Barnini. Non poteva che essere lui il primo della lista. Era uno dei pochi che sapeva cosa stessi architettando da più di 2 anni! Non appena gli comunicai la notizia rimase incredulo, pensava lo stessi prendendo in giro, ma quando si rese conto che era tutto vero ne fu felicissimo”.
“Poi -conclude Davide- buttai giù la lista dei 5 buddies che sarebbero venuti con me in Croazia e scelsi Alessio Pollice, Rolando Di Giorgio e Matteo Ratto, perché, oltre ad essere subacquei di grande esperienza, sono stati i miei compagni nelle immersioni più profonde. Insieme ci siamo immersi tante volte a quote oltre i 100 metri e siamo molto affiatati. Poi Massimo Barnini che non ha bisogno di presentazioni ed infine Daniele Lucaccini, il più giovane del team ma non per questo meno capace degli altri. Mi immergo spesso con Daniele ed ho potuto apprezzare più volte le sue abilità. Inoltre occorreva un diver in circuito aperto che facesse coppia con Massimo e lui stesso mi aveva proposto Daniele”.
Continua nella prossima puntata dove racconteremo la storia del Re d’Italia.
La squadra di Davide Ciampalini riemerge dopo essere penetrata nella corazzata Palestro
Non ha trovato l’oro, immergendosi ad oltre 100 metri di profondità, dentro le contorte lamiere del Re d’Italia. I lingotti d’oro che la leggenda racconta siano rinchiusi nella cassaforte del Re d’Italia, e che molto probabilmente – come spiegheremo più avanti – non sono mai esistiti non erano l’obiettivo di Davide Ciampalini, istruttore trimix Utr e team leader del World Submarine Exploration, nonché “relittaro” come pochi altri al mondo. Pinneggiando tra i resti di quella che era stata la prima, orgogliosa, corazzata della Marina Militare dei Savoia, il nostro esploratore subacqueo cercava qualcosa di incomparabilmente più prezioso: l’avventura.
Ho avuto il piacere di conoscerlo all’ultimo Eudi Show che si è da poco svolto a Bologna. Disponibile e sorridente, mi ha raccontato la sua immersione mozzafiato dentro la Re d’Italia e la Palestro, con la semplicità di chi dà per scontato che tutti siano in grado di immergersi con un treno di bombole attaccato al gav e che sorbirsi tre ore di decompressione attaccati ad una fune, in mezzo al blu, sia una cosa da farsi tutte le domeniche.
Un’avventura, questa di Davide, che come sempre accade per i veri appassionati di relitti, ha un respiro che va ben al di là del “tuffo” conclusivo. L’immersione in cui si va a conoscere un relitto ed a toccarlo con mano, è solo l’emozionante conclusione di un lungo e paziente lavoro d’archivio in polverose biblioteche e emeroteche per sfogliare documenti e giornali che nessuno prende più in mano da decenni. Perché una nave affondata, adagiata su un fondale azzurro, può essere spettacolare fin che vuoi ma, se non ne hai ricostruito la sua storia e quella dei marinai che sono stati inghiottiti dai flutti assieme a lei, non riuscirà mai a regalarti quelle emozioni che solo un vero “relittaro” può sentire. Sarebbe come ammirare il mare senza averci mai navigato sopra.
Noi di Liguria Nautica abbiamo raccontato la tragica storia della corazzata Re d’Italia, affondata dalla marina austriaca nella battaglia di Lissa, il 20 luglio 1866, durante la terza guerra d’indipendenza, in questo articolo. E’ con piacere ed emozione quindi che ci siamo fatti raccontare da Davide la storia della sua avventurosa spedizione. L’unica, sino ad oggi, che sia mai riuscita a penetrare nei misteri sommersi delle corazzate Re d’Italia e Palestro. E, come quasi sempre quando si tratta di relitti, tutto è nato per caso.
“Nell’agosto del 2015 -racconta Davide- mi sono recato con la mia compagna in vacanza sull’isola di Lissa. Qui ebbi modo di conoscere Veljano Zanki, titolare del diving B-24 a cui sono rivolto per le mie immersioni e Goran Todic, in arte Gogo Base, che lavorava là come guida. Da subito siamo diventati buoni amici e così un giorno, mentre eravamo seduti fuori dal diving, Gogo mi ha raccontato la storia di questo relitto italiano scoperto nel 2005 da un pescatore isolano a 115 metri di profondità ma sul quale ancora nessun subacqueo era mai sceso”.
“Gogo -ricorda Ciampalini- mi disse che soltanto la Comex, nota ditta francese di lavori subacquei, vi aveva condotto un’esplorazione con l’ausilio di un sottomarino e l’aveva identificato come la fregata corazzata Re d’Italia. Della Palestro ancora non sapevo niente. Feci velocemente delle ricerche e scoprii che si trattava di una scoperta grandiosa, di cui ancora in Italia nessuno parlava”.
“Si trattava infatti -spiega Davide- della prima nave ammiraglia corazzata della Regia Marina affondata durante la battaglia di Lissa il 20 luglio 1866! Avevo l’adrenalina alle stelle, così parlai subito con Veljano e lo informai della mia idea di voler organizzare una spedizione. Per andarci, mi rispose Veljano, sarebbero stati necessari dei permessi speciali rilasciati dal ministero della Cultura Croato. ‘Ok, allora richiediamo questi permessi… ci voglio andare!’, gli ho risposto”.
Il team completo della spedizione sul Re D’Italia e la Palestro affondate durante la battaglia di Lissa
“Ottenere questi permessi -prosegue il team leader del World Submarine Exploration- non fu affatto facile! Ci vollero quasi due anni e ventimila leghe di scartoffie da compilare”. Davide ricorda questi mesi di attesa come “la parte più dura” da superare di tutta l’avventura! Finalmente però le carte arrivarono e fu quindi il momento di scegliere la squadra.
“La prima persona che chiamai -ricorda ancora Ciampalini- fu Massimo Barnini. Non poteva che essere lui il primo della lista. Era uno dei pochi che sapeva cosa stessi architettando da più di 2 anni! Non appena gli comunicai la notizia rimase incredulo, pensava lo stessi prendendo in giro, ma quando si rese conto che era tutto vero ne fu felicissimo”.
“Poi -conclude Davide- buttai giù la lista dei 5 buddies che sarebbero venuti con me in Croazia e scelsi Alessio Pollice, Rolando Di Giorgio e Matteo Ratto, perché, oltre ad essere subacquei di grande esperienza, sono stati i miei compagni nelle immersioni più profonde. Insieme ci siamo immersi tante volte a quote oltre i 100 metri e siamo molto affiatati. Poi Massimo Barnini che non ha bisogno di presentazioni ed infine Daniele Lucaccini, il più giovane del team ma non per questo meno capace degli altri. Mi immergo spesso con Daniele ed ho potuto apprezzare più volte le sue abilità. Inoltre occorreva un diver in circuito aperto che facesse coppia con Massimo e lui stesso mi aveva proposto Daniele”.
Continua nella prossima puntata dove racconteremo la storia del Re d’Italia.